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La canzone napoletana e Sanremo – 11 febbraio 2025: è ufficialmente cominciata la settimana che tiene incollati i telespettatori al televisore per guardare il festival di Sanremo. Ogni anno una buona percentuale di italiani dichiara di non guardarlo e poi, alla fine, si ritrova coinvolta anche emotivamente in quello che la settimana sanremese propone, FantaSanremo compreso. Grazie anche al contributo di quest’ultimo, i cinque giorni festivalieri sono stati ribattezzati col nome di “settimana santa” per sottolineare la sacralità e l’iconicità dell’evento principe della musica leggera italiana.

Come nasce Sanremo

Sanremo ha il potere di fermare il tempo e già solo per questo motivo è degno della nostra attenzione; ma, precisamente, perché Napulitanata si interessa al festival e cosa c’entra Sanremo con la canzone classica napoletana?

Forse non tutti sanno che quella del 29 gennaio 1951, pur essendo la prima edizione del festival, non è in realtà la prima rassegna musicale sanremese. Infatti, nella settimana tra il 24 dicembre del 1931 e il 1 gennaio del 1932 ebbe luogo al casinò della città ligure il primo Festival di Napoli sotto la direzione artistica di Ernesto Murolo e quella musicale di Ernesto Tagliaferri. Questo evento non aveva, come invece accade oggi, il format della competizione bensì quello di uno spettacolo musicale articolato sul costume e folclore partenopei (come sottolinea Pasquale Scialò nel volume secondo della sua opera dedicata alla storia della canzone napoletana).

Interpreti napoletani al festival di Sanremo

È a partire dagli anni Sessanta che gli interpreti napoletani si impongono sulla scena sanremese; infatti, tra il 1960 e il 1966, partecipano al festival di Sanremo alcuni tra i più grandi interpreti della canzone napoletana dell’epoca: Sergio Bruni, Luciano Rondinella, Mario Abbate, Peppino Gagliardi, Luciano Tomei.

Gli anni ‘80 e ‘90.

Se gli anni ‘60 hanno segnato l’inizio della rappresentanza della canzone napoletana nella città dei fiori, gli anni ‘80 e ‘90 vedono salire sul palco dell’Ariston alcuni giganti come Renato Carosone (1988) e Roberto Murolo (1993). Sempre nel 1988 trionfa al Festival Massimo Ranieri con Perdere l’amore (l’esordio di Ranieri risale a vent’anni prima, 1968).

Pochi anni prima, nel 1981, lo Stevie Wonder italiano Eduardo De Crescenzo presenta la sua  Ancora che nel 2025 “ancora” cantiamo a squarciagola.

Sanremo premia Napoli

Nel 2002 Pippo Baudo si collega in diretta con la casa di Roberto Murolo per insignirlo del premio alla carriera.

Nello stesso anno Murolo pubblica il suo album testamento Ho sognato di cantare.

Gli artisti omaggiano la canzone napoletana

Negli anni molteplici sono stati gli omaggi alla canzone napoletana nelle serate cover o nei duetti internazionali.

Corre l’anno 2011 quando Anna Oxa incanta il pubblico con una sua interpretazione di ‘O sole mio, probabilmente la canzone napoletana più famosa insieme a Funiculì funiculà. Nello stesso anno il professore Roberto Vecchioni ci omaggia come solo lui sa fare con ‘O surdato ‘nnamurato e poi vince il festival con la canzone Chiamami ancora amore.

L’anno successivo Noa ed Eugenio Finardi interpretano Torna a Surriento non dimenticando l’adattamento americano del brano ad opera di Elvis Presley.

Infine, nel 2021, con la partecipazione anche di Amadeus e Fiorello, Enzo Avitabile e i bottari rendono omaggio ad un grandissimo musicista e innovatore della canzone napoletana a vent’anni dalla sua scomparsa: Renato Carosone.

Sanremo e Napoli: quando il cordone ombelicale della musica si riannoda al ventre materno della canzone classica napoletana.

Di Antonio Di Criscito

 

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