Ci sono eventi che segnano la vita di una persona in maniera indelebile ed avvenimenti per cui il mondo intero si ferma ad osservare: tra questi sicuramente un posto rilevante è occupato dalle Olimpiadi, attualmente in corso in Francia.
I giochi olimpici nascono nell’antica Grecia, nella città sacra di Olimpia in onore di Zeus; essi rappresentano i più antichi tra i giochi panellenici (ελληνικός + πας, πάσα, παν) le quattro grandi feste nazionali degli antichi Greci (le altre sono i Giochi pitici, nemei e istmici). C’erano poi anche giochi locali minori, i più importanti erano i Giochi panatenaici che si svolgevano ad Atene in onore di Atena Pallade dal 566 a.C.
La cronologia dei Giochi comincia nell’anno 776 a.C. anche se questi hanno sicuramente un’origine più antica. Stranieri, schiavi e donne non potevano partecipare; interessante a tal proposito l’organizzazione dei Giochi erei (in onore di Era appunto) costituiti ad Argo dalle donne a partire dal secolo VI.
Il punto più alto per i Giochi olimpici viene raggiunto nel V secolo. Essi rimarranno attivi fino al 393 d.C. quando poi Teodosio I, cristianizzatosi, li vietò ritenendoli pagani. A quanto pare, il rapporto tra religione cristiana e Olimpiadi è sempre stato controverso vista anche la polemica recente sul presunto riferimento all’Ultima Cena da parte di un gruppo di drag queen (a tal proposito l’ideatore ha dichiarato di essersi ispirato al banchetto di Dioniso).
Se al giorno d’oggi abbiamo la possibilità di assistere alle Olimpiadi il merito è di Pierre de Coubertin, pedagogista e sociologo che si interessò alla riproposizione dei Giochi intesi come strumento di pace tra i popoli e mezzo importante per educare i giovani ai valori dello sport. Così nel 1896 Atene ospita la prima edizione dei Giochi moderni. Da questa data in poi le Olimpiadi si sono sempre svolte ogni quattro anni, in onore della tradizione, durante i mesi estivi cambiando di volta in volta la sede ospitante. Citiamo anche le Olimpiadi invernali dedicate agli sport della neve e del ghiaccio e le Paralimpiadi riservate agli atleti paralimpici.
Quest’anno la sede designata ad ospitare i Giochi è Parigi. La cerimonia iniziale ha fatto già ampiamente parlare di sé con il sopra citato episodio blasfemo (o presunto tale), Tamberi (portabandiera italiano insieme ad Errigo) che perde la fede nella Senna e la carezza fatta alle nostre orecchie dal ritorno sul palco della celestiale voce di Celine Dione dopo l’assenza forzata dalle scene per motivi di salute.
Ma in che modo si intrecciano canzone napoletana e Olimpiadi? Per rispondere a questa domanda ci avvaliamo del sapiente ausilio del professor Pasquale Scialò che, nel suo testo Storia della canzone napoletana, 1824-1931 volume I, citando Del Bosco, racconta un episodio delle Olimpiadi del 1920 ad Anversa quando il direttore della banda musicale italiana «in assenza dello spartito della Marcia Reale italiana, non ha dubbi e dirige un motivo che i suoi musicisti conoscono a memoria, ‘O sole mio, provocando l’immediato entusiasmo dei presenti»[1]. Ecco svelato dunque il legame che unisce canzone napoletana e Olimpiadi attraverso uno dei brani più amati al mondo che, chiaramente, non può mancare nel repertorio di Napulitanata.
[1]P. Del Bosco, ‘O sole mio, La storia della canzone più famosa al mondo, Roma, Donzelli, 2006, p. 6.
Di Antonio Di Criscito
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