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Capri e la Canzone Napoletana: Luna Caprese

Capri è una meta ambita da molti turisti italiani e stranieri, luogo unico, isola romantica sulla cui bellezza tanto è stato detto e dal cui fascino molti autori sono stati stregati componendo di conseguenza versi di rara bellezza che ancora oggi risuonano nelle nostre menti e le cui melodie riecheggiano nelle nostre orecchie.

A rendere suggestivo l’immaginario intorno a Capri ha contribuito anche la canzone napoletana. Sono numerosi i brani che sono stati dedicati all’isola, riscoperti grazie al lavoro di Antonio Sciotti (saggista, scrittore e storico del teatro e della canzone napoletana) che li ha raggruppati nel volume Capri, cent’anni di canzoni e festival dedicati all’isola delle sirene. Tra le tante canzoni ricordiamo ad esempio ’A grott’azzurra, brano del 1889 di Pasquale Cinquegrana e Eduardo Di Capua che omaggia la famosa grotta scoperta nel 1826 e che accese ancor di più l’interesse nei confronti dell’isola blu. Questa canzone rappresenta il primo grande successo dedicato a Capri nel periodo in cui la musica napoletana si industrializza.

Gli anni d’oro di Capri e la Canzone napoletana

Tra il 1949 e il 1956 Capri ospitò anche un importante evento musicale: il Festival di Capri. Questa gara canora vide la partecipazione di artisti celebri come Roberto Murolo e Giuseppe Scarola, i quali lanciarono al successo nazionale e internazionale brani come Me so’ mbriacato ‘e sole e Anema e Core. Gli anni ’50 rappresentano il periodo d’oro del connubio tra Capri e la canzone napoletana; fino al 1952 i cantanti più apprezzati sono proprio Murolo e Scarola, particolarmente amati per l’approccio intimo, sussurrato e confidenziale che voce e chitarra insieme riescono ad imprimere. A partire dal 1953 si alternano sul palco anche cantanti del calibro di Nilla Pizzi, Joe Sentieri, Luciano Glori, Marisa Del Frate, Laura Barbieri, Gino Latilla, Gloria Christian, solo per citarne alcuni a conferma dell’importanza che il festival in quegli anni ricopre.

Luna caprese

Sicuramente il brano più famoso dedicato a Capri è Luna caprese del 1953 portato al successo dal cantore di Capri e idolo delle star hollywoodiane Giuseppe Scarola. I versi scritti da Augusto Cesareo e sapientemente musicati da Luigi Ricciardi furono interpretati per la prima volta ad Anacapri da Nilla Pizzi e già all’epoca riscosse grandissimi favori in Italia e all’estero. La canzone sarà poi portata al successo mondiale grazie a Connie Francis e Dalida che contribuirono a farla conoscere negli Stati Uniti e nei paesi francofoni. A partire dagli anni ’60 Luna caprese è associata alla voce del caprese illustre Peppino Di Capri. Secondo la tradizione, tra l’altro, pare che l’autore abbia composto il testo sulla seggiovia del Monte Solaro a Capri.

Protagonista è un innamorato che invita tutti coloro che soffrono per le pene d’amore a cantare insieme a lui questa canzone. Come nelle migliori tradizioni poetiche la disperazione amorosa è connessa ad un elemento naturale a cui si chiede di aiutare la povera anima implorante solo un po’ d’amore da parte di chi, per i più svariati motivi, non corrisponde. Nel caso specifico di Luna caprese, come già nel titolo si può intuire, è la luna che l’innamorato implora per aiutarlo a convincere la sua amata:

Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese,

ca faje sunná ll’ammore a ‘e ‘nnammurate,

adduorme a nénna mia ca sta scetata

e falla ‘nnammurá cu ‘na buscía.

Tu, Luna, Luna tu, Luna busciarda,

famme passá ‘sti ppene ‘e gelusia

e fa’ ca nénna fosse tutt’ ‘a mia.

Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese.

La luna, colpevole di far sognare l’amore agli innamorati, deve correre in aiuto di un giovane per far addormentare la sua bimba (nenna) e farla innamorare con una bugia poiché bugiarda è la luna (come insegna Shakespeare in Romeo e Giulietta atto II scena II [1]) che ha il compito di far passare le pene d’amore sofferte a causa della gelosia e restituire l’amata agli occhi e alle braccia del suo innamorato. Come Rugantino che implora Roma di non fare la stupida stasera e dargli una mano a far dire di sì alla donna amata scegliendo le stelle più belle, così il giovane caprese, Rugantino ante litteram, chiede alla luna una mano per ottenere un sì ma è tormentato dall’amara consapevolezza che il suo cuore è destinato ad amare soltanto chi non ricambia i suoi sentimenti e così ritorna alla luna caprese infelice e bugiarda testimone di un amore non sbocciato sull’isola degli amori mai nati.

[1] Oh, non giurare sulla luna, la luna incostante,
che ogni mese cambia la sua orbita
se no il tuo amore sarà altrettanto mutevole!

Di Antonio Di Criscito

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