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Le esperienze: il tirocinio di Gabriele da Napulitanata

Parte 1

Le esperienze: il tirocinio di Gabriele da Napulitanata – Le esperienze e le attività che la città di Napoli offre sono numerose e singolari ma ce ne sono alcune più “napoletane” di altre che vale la pena scoprire.

È il caso di “Napulitanata”, la prima sala da concerto di musica napoletana, perché sebbene la canzone tradizionale sia fortemente radicata nella cultura popolare partenopea, a questo patrimonio mancava una casa, un luogo esclusivamente dedito alla tradizione musicale locale e “Napulitanata” nasce proprio in risposta a questa esigenza.

Il mio approccio a questo progetto è stato perlopiù accademico: l’ho conosciuto proprio grazie a un esibizione che i fondatori – Domenico, Pasquale e gli altri artisti – hanno tenuto all’ università e ho deciso di svolgere il mio tirocinio formativo qui, proprio per scoprire e approfondire aspetti della cultura napoletana di cui tutti ci facciamo portavoce ma che in realtà, spesso, conosciamo ben poco.

La prima volta che ho messo piede nella sala mi sono sentito subito immerso in un luogo dove si respira tradizione ma che allo stesso tempo appare confortevole e al passo coi tempi, l’ambiente pare essere così coinvolgente anche per le persone che lavorano e svolgono servizio qui, i ragazzi infatti sono sempre operativi e alla ricerca di idee per promuovere concerti e attività artistiche.

Qui la canzone e la cultura napoletana sono il centro di tutto, dalle lezioni di musica con cui i collaboratori tramandano ai giovanissimi la passione per gli strumenti alla realizzazione di contenuti da pubblicare in rete per diffondere le iniziative proposte.

Un progetto che sembrerebbe più rivolto ai turisti incuriositi, i quali spesso vengono a chiedere informazioni sugli spettacoli e le modalità per partecipare, tuttavia il risultato veramente interessante è che ora anche i cittadini locali riconoscono questo luogo come la casa della musica napoletana, spesso portando cimeli e oggetti antichi come raccolte di spartiti ultracentenari, alcuni dei quali mi sono ritrovato a catalogare personalmente scoprendo canzoni, poesie e altre testimonianze della prolificità degli artisti napoletani di ogni tempo.

Questo è soltanto l’inizio della mia esperienza da tirocinante e non vedo l’ora di partecipare ad un concerto, non più come semplice spettatore ma come piccolo ingranaggio di una macchina strepitosa.


Parte 2

Esistono esperienze momentanee ed esperienze che hanno la capacità di lasciarti qualcosa in più, qualcosa che non si può non riconoscere e Napulitanata è una di queste; in questa sorta di diario da tirocinante voglio mettere nero su bianco ciò che ho visto e ciò che ancora mi aspetto da questo progetto.

Coloro che passano per di qua difficilmente vanno via. In questi pochi metri quadri si respira aria di casa ed infatti i vecchi collaboratori, operatori e tirocinanti non perdono mai occasione per tornare anche solo per un saluto o una chiacchierata ed inizio a capirne il motivo, una manciata di metri quadri dove si respira aria di casa, una casa aperta alle persone di ogni cultura e provenienza, a scaturire questa riflessione è stata una citazione di uno dei nostri artisti, Antonio Sacco, che dice  “qui c’è il mondo in una stanza” quanto basta per descrivere la magia di questo posto.

Sono tante le cose che sto apprendendo e tante altre le cose che ancora ho da apprendere da ogni singolo membro, specialmente quando c’è da lavorare durante gli spettacoli, probabilmente la prima cosa che ho imparato è l’importanza della vicinanza col pubblico che, seppure composto da persone appartenenti a culture completamente diverse, quando arrivano qui si sentono parte integrante dello spettacolo, quando la musica parte cade ogni tipo di barriera che divide il pubblico dagli attori, cantando e battendo le mani a tempo il pubblico diventa automaticamente “l’uomo in più”, un pubblico che non può sottrarsi alla partecipazione attiva ed è forse questo l’aspetto che più mi ha colpito, per quanto la nostra volontà sia quella di andare oltre gli stereotipi qui non posso fare a meno di sottolineare che è proprio vero, i napoletani riescono a farti sentire a casa tua in ogni dove.

In questa riflessione a metà della mia esperienza mi chiedo quali sorprese mi riserverà la mia permanenza qui, l’unica cosa certa è che questo rapporto creatosi in così poco tempo non si dissolverà altrettanto velocemente.


Parte 3

Oggi è il mio ultimo giorno da Napulitanata, la mia esperienza è giunta al termine ed è il momento di tirare le somme.

In queste 100 ore passate qui ho imparato molto, ma non abbastanza, anzi direi pochissimo rispetto a quello che ci sarebbe da imparare sulla tradizione napoletana, grazie a Napulitanata ho scoperto un repertorio vastissimo e mi sono reso conto che le canzoni più note che un po’ tutti conosciamo sono soltanto la punta dell’iceberg di un patrimonio immenso, ho scoperto una vera e propria scena di compositori e autori prolifici e che dalla chimica tra due artisti nascono collaborazioni vincenti e durature, per farla breve ho scoperto che prima di Mogol e Battisti c’erano Costa e Di Giacomo.

A questo punto del mio percorso posso confermare che un team altrettanto vincente è quello di Napulitanata, non appena viene realizzato un progetto si comincia a realizzarne un altro e a pensarne un altro ancora, questo perché le idee e la creatività dei ragazzi che ci lavorano sono la benzina di questa macchina, se ci rifletto tutto questo mi rincuora, nei vari ambienti lavorativi in cui mi sono ritrovato ho sempre visto la creatività come qualcosa da mettere da parte, che non fosse congruente in un contesto professionale, qui invece è tutt’altra storia, più che un qualcosa da mettere da parte sembra essere un requisito fondamentale da inserire nel curriculum.

Quando si parla di giovani nella nostra città spesso si parla solo di fattori negativi, di fatti di cronaca nera o luoghi comuni di facile retorica, meno spesso si parla delle eccellenze che abbiamo sotto i nostri occhi, probabilmente perché il buono non fa audience.

Io mi sento fiero di aver fatto parte (anche se per un tempo definito) di una squadra fatta da semplici ragazzi che pur non essendo estranei al contesto cittadino in cui sono inseriti si impegnano per creare qualcosa di buono e fare la differenza, ed è per questo che ringrazio i ragazzi per avermi accolto da subito come uno di loro, ringrazio Pasquale per avermi catturato con le sue performance e Mimmo per avermi fatto da mentore, questo non è un addio ma solo un arrivederci.

Di Gabriele Simeone 

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