+39 348 9983871

Napoli sotto i riflettori: un bene o un male?

Napoli sotto i riflettori: un bene o un male? – Negli anni abbiamo visto Napoli indossare abiti variegati e sfilare sulla passerella del cinema lasciando spesso a bocca aperta gli osservatori. Da sempre sfondo di storie e racconti, questa città continua a farsi sempre più strada nel mondo cinematografico, tra migliaia di pellicole e fiction sfornate come cornetti caldi ogni mattina. Se ci pensiamo, potremmo definire Napoli come un set cinematografico “naturale”, un luogo dalle infinite personalità che si fanno spazio tra i volti associati nel tempo a questa città ed alle sue tradizioni.
Il drastico aumento delle produzioni cinematografiche che adottano Napoli come background sociale e culturale è una conferma del grande potere evocativo che questa città possiede. E non stiamo parlando solo di un’oggettiva bellezza paesaggistica e monumentale; la città partenopea è espressione di un’infinità di anime che la rendono estremamente interessante agli occhi dei creativi.
I numerosi spunti di riflessione che Napoli offre attirano l’attenzione di artisti, tra cui scrittori, registi e scenografi che hanno voglia di raccontare e farsi raccontare. Alla settima arte piace trarre ispirazione da realtà in cui il carattere antico risuona in ogni dettaglio, o dove basta attenersi ai fatti reali per dar vita ad una scena che funzioni e che stimoli il pensiero.
Se scegli Napoli come set cinematografico, puoi sbizzarrirti con le mille e una tematiche da affrontare. Puoi viaggiare partendo dalla poesia cantata dalle colline di Posillipo e del Vomero, attraversando la forza ed il coraggio che traspaiono dalle zone più antiche della città, per approdare sulle isole della comicità e dell’autoironia che tanto sono famose nel mondo intero. Insomma, Napoli non è solo “bella”; si racconta, schietta e senza peli sulla lingua, ed è perciò possibile adattarvi qualsiasi storia rendendola singolare.
Purtroppo però, se tante sono le volte in cui il cinema riesce a donare una versione trasparente delle cose e delle realtà attorno alle quali ruota, altrettante sono quelle in cui sfocia nel banale e contribuisce a creare immagini distorte. Questo è ciò che accade quando chi crea non possiede una motivazione e un fine narrativi, ma si limita al “fare” inerte, per necessità. Se prima bastava poco per mettere a nudo la spontaneità e la genuinità di una Napoli che raccontava sé stessa senza troppi sforzi, oggi non è più così. Sarà per il gusto comune di ostentare o apparire, ma quella naturalezza di cui ci si poteva vantare un tempo, non è più “distintivo” del cinema napoletano.
Cosa spinge alla realizzazione di contenuti cinematografici e alla scelta di trame e tematiche da raccontare? Non troppo tempo fa, avremmo detto che il desiderio e il bisogno di narrare fossero alla base di queste iniziative. Oggi, qualcosa spinge a credere che forse le motivazioni siano cambiate; si sceglie la strada più semplice, quella che banalmente permette di arrivare al pubblico in modo veloce e senza scomodarsi. Ragion per cui sempre più spesso vediamo riaffiorare le solite e tristi tematiche della povertà e della miseria, della criminalità e della malavita: come se fossero queste le uniche strade per raccontare Napoli. In effetti, l’attuale tendenza al riduzionismo, porta qualsiasi forma di espressione ad attenersi a degli standard ormai ben chiari. Basta attirare l’attenzione del pubblico, non importa cosa si rappresenta né tanto meno come lo si rappresenta: se l’audience batte un click e le condivisioni aumentano, il gioco è fatto.
Insomma, come sempre, ad ogni vittoria corrisponde un prezzo da pagare. A una Napoli che continua ad affermarsi nel mondo del cinema, corrisponde il rischio di cedere alla rappresentazione di tematiche sempre più ridondanti e riduttive, che solo il tempo potrà rivelare fin dove ci porteranno. Nel frattempo, senza troppe polemiche, possiamo augurarci di riuscire a mantenere sempre e comunque il giusto controllo, badando agli eccessi e tutelando l’immagine di una Napoli preziosa, tanto bella quanto vulnerabile.

 

Di Claudia di Neubourg

Related Posts

Leave a Comment!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »
0
preloader