ùÈ ormai da anni che quando si pensa cinematograficamente a Napoli si usa l’espressione “set a cielo aperto”, ed effettivamente la città di Napoli è ormai centro e prima scelta delle grandi produzioni italiane e internazionali.
Seppure in maniera silenziosa la rinascita cinematografica di Napoli è avvenuta a partire dagli anni ‘90, anni dove si affermava una nuova generazione di cineasti capeggiati da Paolo Sorrentino, Mario Martone e Stefano Incerti, che hanno fatto della città il centro gravitas delle loro storie.
Ma non è da sottovalutare anche l’importanza che una soap come “Un Posto al Sole” ha avuto in questa importante fase, considerata la prima vera soap italiana, Un posto al Sole, o UPAS, è una importantissima realtà produttiva che permette ai cosiddetti “mestieranti” del cinema di farsi le ossa per poter emergere come autori o importanti figure professionali del cinema, un nome su tutti solo per fare un esempio è quello di Gabriele Muccino.
O per non parlare di serie cult come “Gomorra” e “Mare fuori” che seppure raccontano una realtà drammatica e difficle di Napoli hanno avuto il merito di avvicinare e appassionare una numerosissima schiera di fan in tutto il mondo, solo Gomorra ad esempio è stata trasmessa in oltre 190 paesi divenendo un cult anche negli Stati Uniti dove addirittura l’hanno pragonata ad un pilastro della storia della televisione come “I Soprano”.
Ma tornando a Napoli la domanda che mi sorge è “come mai Napoli e non altre città?”, la prima risposta potrebbe essere la solita frase già citata all’inizio ovvero “Perché Napoli è un set naturale a cielo aperto”, una seconda un po’ più ricercata e studiata invece potrebbe essere, “perché a livello produttivo Napoli costa meno di altre città, permette di avvalersi della mano d’opera locale ad un costo più accessibile per le case di produzione” ma soprattutto perché Napoli è una città mutaforme, da una moderna Toledo in un batter d’occhio si passa ad un centro storico che ha ancora conservato in sé quel fascino di una Napoli antica e scenograficamente teatrale, che ti permette a costo quasi zero di poter narrare qualsiasi storia.
Ecco perché aumentano sempre più produzioni seriali e cinematografiche come “Il Commissario Ricciardi” o “L’amica Geniale” ambientate a cavallo tra gli anni 30 e gli anni 50, “Qui Rido io “ di Mario Martone e “Mixed By Erry” di Sidney Sibilia.
Durante le riprese di questi prodotti si ha sempre la sensazione di sentirsi un po’ come Marty McFly di Ritorno al Futuro, perché davvero è come fare un viaggio nel passato, la magnificenza di queste produzioni sta proprio nella ricerca, nella cura scenografica che seppur minima (non essendo girate in teatri di posa ma per le strade della città) riesce comunque a conferire un aurea magica quasi surreale.
Per questo motivo voglio prendere come esempio proprio il film di Martone, “Qui rido io” rappresenta a pieno ciò di cui sto scrivendo, la costruzione scenografica della Napoli del fine ‘800, la cura dei costumi, dei mezzi dell’epoca, fanno di questo film un gioiello di cui fare vanto se consideriamo che in America per un film di questo tipo vengono allestiti studi cinematografici e teatri di posa grandi quanto l’aeroporto di Capodichino, Martone invece sceglie di girare per le strade di Napoli, scelta coraggiosa a livello produttivo e di costi ma che conferiscono alla pellicola un pregio e un vanto che non hanno prezzo, e non fa strano osservare nei retroscena del film scene appunto quasi surreali come lo sfrecciare di macchine e motorini tra una pausa e l’altra delle riprese per poi ritornare catapultati nella Napoli dell’800 una volta che viene gridata l’azione.
L’opera di Martone però è solo una tra le tante che vengono costantemente realizzate, citarle tutte trasformerebbe questo articolo in una tesi di laurea, ma era giusto e doveroso soffermarsi su quanto Napoli stia crescendo sempre più a livello cinematografico, il mio sogno è che vengano costruiti anche qui teatri di posa e studi come a Cinecittà, perché se è vero che Napoli è un set a cielo aperto, l’occasione di poter diventare la nuova Cinecittà d’Italia è più di una semplice suggestione, è un dato di fatto.
di Carmine Laporta
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