Alcune riflessioni sul processo di “turistificazione” a Napoli
Alcune riflessioni sul processo di “turistificazione” a Napoli – Toccato il cielo con un dito solo nel mese di dicembre, contando un milione e mezzo di turisti, il 2022 ha risvegliato le strade di Napoli. Gli operatori del turismo sono finalmente tornati a respirare, di ritorno dall’immobilità di due anni di pandemia.
Eppure, non tutti riescono a condividere la gioia di quella che potrebbe essere interpretata come una rivincita della città partenopea. Sì, molte sono le lamentele per il cosiddetto turismo “mordi e fuggi”; in fondo si sa, non si è mai soddisfatti abbastanza di quello che si ha, quando lo si riesce finalmente ad avere. “Napoli ormai è tutta bancarelle, ristorantini, e poi i soliti sole, mare e mandolino!” quante volte abbiamo ascoltato questa cantilena dal riflesso banalizzante? Tante, forse troppe. E siamo proprio noi, napoletani in carne ed ossa, i portavoce di queste critiche.
Ma perché proprio noi? Perché al turista tutto questo piace e al napoletano fa quasi ribrezzo? Non dovremmo forse essere sostenitori di questa nostra città, del suo brulicare di turisti, dei suoi tratti caratteristici ed iconici? In questa rubrica cercheremo, senza presunzioni, di dare una risposta alle nostre domande.
Parleremo dell’ormai sempre più discusso “rischio di gentrificazione”, assumendo un punto di vista neutrale. Ci soffermeremo poi sul “tasto dolente della città di Napoli”, così l’ho definito; e cioè sull’assenza di una modalità di gestione del turismo cooperativa e delle possibilità di iniziare a considerarla come valida. Infine, proveremo ad addentrarci nel discorso sulla “napoletanità”. Troppo spesso vediamo napoletani banalizzare le proprie origini e sminuire i tratti distintivi della loro città, fino a considerarle come “una mortificazione e un’offesa per l’intelligenza dei turisti”. Ma perché? Cercheremo di riflettere su questo aspetto.
La recente polemica sulla “turistificazione” delle città tocca alcuni punti che ci invitano a riflettere sui contro dell’inarrestabile aumento dei flussi di visitatori. Se da un lato il settore terziario si arricchisce grazie all’attenzione di milioni di turisti che accorrono, d’altro canto si affaccia sulla scena un problema che non lascia indifferenti. Cosa accade quando una città avanza grazie alla riqualificazione del territorio? Beh, qui a Napoli succede che quello che ieri era il tradizionale e caratteristico “vascio”, si trasforma adesso in uno dei tanti B&B che popolano ogni angolo della città. Succede che i costi della vita s’inaspriscono e per le persone del posto non resta che abbandonare il caldo ventre partenopeo.
La gentrificazione è sempre stata un rischio, e oggi a Napoli sembra sempre più prendere forma concreta. L’opportunità e il rischio sono due facce della stessa medaglia. Se per certi versi è un bene vedere Napoli che cresce e si modernizza, mettendosi al passo di città turisticamente ben funzionanti come Firenze o Siviglia, tale processo un po’ spaventa per gli effetti che può avere sul tenore di vita degli autoctoni. C’è da capire che agli amanti del basso napoletano e a chi da anni vive in centro tutto questo può far “male”; ma se da un lato abbiamo chi è pronto a far polemica, dall’altro c’è qualcuno che vive di queste attività. In fondo, ci sarà sempre qualcosa che verrà tolto e qualcos’altro che di riflesso verrà guadagnato, come un cane che si morde la coda.
E così, chi sceglie legalmente di mettere su strutture e attività di ricezione turistica, ne trae benefici, e di questi benefici probabilmente, è difficile fare a meno. L’incoerenza della Napoli che toglie e che dà, come vediamo, si riflette tra i vicoli stretti di questa città sinonimo di casa. Da un lato chi sfrutta lo sfruttabile per riuscire ad andare avanti, e dall’altro chi si trova a fare un passo indietro per continuare a campare. Ma non c’è da prendersela con il turismo; il turismo è cosa bella. Porta manodopera e ricchezza culturale, che a Napoli può solo far del bene. I milioni di visitatori che accorrono numerosi nella nostra città potrebbero essere uno dei nostri vanti più grandi.
Certo è che bisogna star attenti a non rimanerne accecati, finendo per tralasciare alcuni aspetti importanti soprattutto per chi a Napoli ci vive e ci resterà. Ma da dove si potrebbe cominciare? Da dove bisogna partire per arginare il più possibile questo rischio? Rifletteremo su questo punto la prossima settimana.
Di Claudia di Neubourg
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