Il mio percorso da Napulitanata
Il mio percorso da Napulitanata – Sono passate più di tre settimane dal mio arrivo a Napulitanata e non potrei essere più felice di aver scelto di svolgere qui il mio tirocinio: quest’esperienza mi sta facendo crescere non solo da un punto di vista educativo ma anche dal punto di vista umano. Sto avendo modo di conoscere nuovi modi di gestire i problemi quando si presentano, facendo nuove esperienze che mi stanno aiutando a sviluppare un forte senso del lavoro di squadra, e questo, devo dire, è tutto merito dello staff di Napulitanata. A partire dal presidente Domenico che cerca di tirare fuori il meglio da ognuno dei ragazzi che lavorano qui, guidandoli tramite le sue conoscenze in quello che considera il percorso migliore da seguire. Valeria, Claudia, Davide e Carmine, sembrano una grande famiglia, non solo sono gentili e inclusivi, sono professionali, rispettosi delle opinioni altrui, valutano i problemi analiticamente impegnandosi per trovare una soluzione insieme, svolgendo i loro doveri nel migliore dei modi. Questo, tuttavia, non preclude una chiacchierata amichevole e una risata tra un progetto e l’altro, che contribuiscono a rendere l’ambiente lavorativo caldo e accogliente. Durante queste settimane si sono presentate diverse occasioni che mi hanno aiutato ad arricchire il mio bagaglio culturale, come il Convegno del 3 dicembre. Quel giorno diversi docenti specializzati hanno presieduto ad un convegno su Alan Lomax e Pier Paolo Pasolini, presso la sede di Napulitanata. Diversi interventi interessanti hanno reso criticamente il rapporto tra l’etnomusicologo e il regista e, seguendo il percorso che dall’idea di Pasolini ha portato al film concreto, siamo arrivati ad analizzare le musiche tradizionali campane e in particolare quelle usate da Pasolini nel suo film tratto dal capolavoro di Boccaccio, il Decameron, con le musiche registrate da Lomax durante il suo viaggio in Italia tra il 1954 e il 1955.
Questa si è rivelata essere un’interessantissima occasione per me, che ho seguito i corsi di Etnomusicologia e Storia del Cinema alla Federico II, perché mi ha dato l’opportunità di entrare nel vivo di quegli aspetti musicali e cinematografici che io ho sempre studiato solo sui libri. Questo tipo di esperienze sono fondamentali perché integrano conoscenze che sono essenzialmente solo teoriche e permettono di sviluppare un approccio pratico che va oltre il “semplice” studiare.
Stare qui è quindi estremamente stimolante, devo dire che gioca a mio favore anche il periodo. Siamo infatti in pieno dicembre e questo ha portato nuovi spunti e nuove strade da seguire. Con Carmine, ad esempio, ci siamo dedicati alla realizzazione di un video incentrato sulla canzone napoletana “Mo’ vene Natale”, il che, considerando la mia aspirazione alla regia e al videomaking, si è rivelato enormemente utile. Tra le strade di Via Toledo, ci siamo recati a girare dei filmati che racchiudessero lo spirito ed il significato della canzone, su come la felicità si trovi nei piccoli gesti e nelle piccole cose, come in quell’euro che Carmine-attore trova per strada mentre siede su una panchina e con il quale riesce ad ottenere il giornale della sua squadra del cuore. Era la prima volta che prendevo parte ad un progetto simile e mi ha ricordato quanto fosse divertente lavorare insieme a questo tipo di esperienze.
Una delle mie giornate preferite, è stata quando tutti insieme abbiamo lavorato alla decorazione della sala per il periodo natalizio. La playlist di canzoni di Natale ha dato il via alla ricerca di soluzioni per ricoprire la sala di quell’atmosfera natalizia che ti rende felice al solo respirarla. Il tutto si è concluso con un video, pubblicato sui social dell’associazione, in cui tutti eravamo presenti, e che mi ha aiutato a stringere di più con i ragazzi.
Mi sembra quindi d’obbligo ringraziare Napulitanata e tutte le persone che ho incontrato qui perché ognuna di loro, in maniera diversa, mi ha insegnato qualcosa, sul lavoro, sull’impegno, sul gioco di squadra, sull’importanza di affrontare insieme i problemi senza perdersi d’animo.
Di Fabiana Leone
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