Napulitanata: un sogno condiviso
Napulitanata: un sogno condiviso – È mia abitudine lasciar scrivere ai miei ragazzi una sorta di diario di bordo delle settimane che trascorrono nella nostra Napulitanata. Trovo che sia un modo per lasciarli liberi di fissare le loro idee, i loro pensieri e nello stesso tempo un modo per me per leggere tra le righe il loro umore, le loro sensazioni.
Per i tirocinanti della Federico II, il percorso è inevitabilmente breve, 100 ore sono una toccata e fuga; ma provo comunque a lasciare loro il ricordo di un’esperienza fatta di energia, di valori sani, di condivisione.
Per i ragazzi del servizio civile è invece un modo costante per stare sul pezzo, in un’esperienza che dura 1 anno, dove i ragazzi o li fai innamorare di quello che fanno o li lasci cadere nell’ennesimo oblìo della frenetica società moderna.
Oggi tocca a me scrivere, sono su un volo per Madrid, dopo due ore di attesa all’aeroporto per un ritardo del volo… quale modo migliore per ingannare l’attesa!
Quali parole per Carmine, Claudia, Davide e Valeria? Eccezionali!
Sono un giovane imprenditore alle prese con le mie prime esperienze da “datore di lavoro”, dunque anche per me c’è tanto e tanto da imparare.
Sono rimasto soddisfatto già della prima esperienza di servizio civile di Napulitanata, con Niko e Rosaria che hanno vissuto un anno con noi in maniera coinvolta ed appassionata. Entrambi venivano da percorsi di studi che li hanno poi allontanati dalla nostra realtà una volta conclusi i 12 mesi di servizio civile, ma sono certo di avergli dato tanto.
Adesso ho già un tassello di esperienza in più e fin da subito, con i nuovi ragazzi, ho indirizzato le nostre giornate con alcuni concetti/valori chiave: lealtà, rispetto, trasparenza, impegno. A seguire, flessibilità reciproca, efficienza prima e efficacia poi.
I miei ragazzi sono eccezionali perché questi valori li hanno colti e li mettono in pratica.
Merito mio? Merito loro? Merito di entrambi! I miei ragazzi hanno colto che se commettono un errore, non è un dramma se è frutto di lavoro e impegno. Lo sarebbe se figlio di sciattezza. I miei ragazzi hanno colto che le ore di lavoro si calcolano per qualità e non per quantità. Se c’è da lavorare di più, sono disposti a fare un sacrificio perché sanno che da quest’altra parte c’è qualcuno pronto a premiarli e a riconoscere il loro sforzo. Quotidianamente ho il compito di valorizzarli, coinvolgerli, renderli parte del mio sogno. “Perché in ogni ragazzo un punto accessibile al bene c’è, tirarlo fuori tocca a te” è una frase che mi porto dentro da quando ho conosciuto la figura di don Bosco. È un pensiero che vale nella vita come nel lavoro e giorno dopo giorno provo a centrare quel punto. La sensazione di dare delle possibilità concrete e perché no anche del lavoro a giovani come me (un po’ più giovani) è un’emozione inebriante che non mi dà l’abbaglio del potere, ma mi stimola a continuare così, senza pormi limiti.
Napulitanata è la mia vita, è il cassetto dei miei ricordi, del mio presente e dei miei sogni futuri. Loro lo hanno capito, e almeno per un anno hanno scelto di sognare insieme a me!
Di Domenico Emanuele Matania
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