Ponte Ognissanti a Napoli – La fine di ottobre porta sempre con sé un senso di meditazione e di attesa: si avvicinano il 31, la festa americana di Halloween, tanto cara ai più piccini; ma soprattutto l’1 e il 2 novembre, rispettivamente la festa di Ognissanti e la “Festa” dei morti, ricorrenze significative per la nostra cultura e le nostre tradizioni, siano esse cattoliche o laiche.
Regna in questi giorni un grande sentimento di affezione verso i propri cari e di accettazione della trasformazione della vita e del trapasso terra-paradiso. Ovviamente ogni regione ha le sue tradizioni, e noi qui a Napoli abbiamo le nostre, pure ben radicate-
Per quanto riguarda Napoli, anzitutto è bene sottolineare che, in generale nella storia, il Meridione ha sempre avuto un rapporto particolare con i defunti. Tra sei-settecento, per esempio, si riservava una particolare cura del corpo e dell’anima proprio nel passaggio dalla carne alle ossa, attraverso pratiche di scolatura. A Napoli poi, in special modo, proprio nello stesso periodo si diffuse il culto delle anime pezzentelle: l’adozione da parte del popolo di teschi a cui chiedere le grazie, in cambio di un voto di preghiera che avrebbe permesso alle anime dei teschi in questione, che si immaginava essere in Purgatorio, di passare in Paradiso. Un vero e proprio scambio di interessi: in effetti, pezzentelle deriva proprio dal verbo latino petere, chiedere per ottenere. (A tal proposito visitate la chiesa di Santa Luciella con i nostri amici di Respiriamo Arte).
Ancora, la poesia ‘A livella di Totò, una delle più celebri dell’artista scritta nel 1964 proprio in onore del ponte Ognissanti a Napoli, non è solo una triste consapevolezza della caducità di tutte le cose, ma soprattutto, è un simpatico racconto che immagina la vita e la morte incontrarsi, senza distanza, senza paura. Anzi, precisamente è la vita, Totò per l’appunto, che osserva silenziosa la Morte, i due defunti, che si perdono in scaramucce inutili, come se fossero ancora in tempo…
Proprio per omaggiare la ricorrenza del ponte Ognissanti a Napoli e la tradizione, Napulitanata propone nelle serate che anticipano il 1 Novembre Dduje paravise nella notte dei Santi, un concerto il cui titolo è tratto proprio dall’omonimo brano di A. Mario e Ciro Parente del 1928.
Dduje paravise commemora questo nostro annullare la distanza tra cielo e terra, tra chi è ancora vivo e chi invece è passato a miglior vita, proprio perché i musicanti protagonisti del brano immaginano parlare con S. Pietro e i defunti.
“Mo, San Pié’, si permettite,
nuje v’avimm”a salutá”.
“Site pazze! Che dicite?
Nun vulite restá cca?
Nuje simmo ‘e ‘nu paese bello e caro
ca tutto tène e nun se fa lassá.
Pusìlleco, Surriento, Marechiaro.
‘O Paraviso nuosto è chillu lla”
In generale sarà la presenza del Vesuvio e la costante paura di un vomito di lava, fiamme e cenere a renderci così ironici, coraggiosi, a tratti beffardi nei confronti della Morte, che immaginiamo talvolta vicina, bonaria, confidente, sorniona, capricciosa.
Infine, il brano oltre ad essere un elogio alla città di Napoli, descritta in tutto il suo fascino, commemora la Canzone Napoletana, amorosa, nostalgica, travolgente, così fortemente attaccata alle passioni terrene, e allo stesso tempo così soave da rendere la città stessa un altro paradiso.
La simpatia, l’ironia e la nostalgia di questo nostro trattare la morte trapelano tutte dalle canzoni scelte per il nostro concerto in onore del ponte Ognissanti a Napoli, che ancora una volta risulta un inno alla nostra tradizione partenopea e alla nostra città. Vi aspettiamo!
di Rosaria Esposito
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