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Tempio della Canzone Napoletana e la gara a chi ha più copielle!

Tempio della Canzone Napoletana – La Canzone Napoletana è sempre stata oggetto di studio di molti studiosi che ne hanno analizzato l’origine e l’essenza. La studiosa Carla Conti, studiandone la complessità della sua natura, ne ha dato la definizione di prodotto ibrido, per la duplice esistenza di una componente scritta e orale.

Innanzitutto, la Canzone Napoletana rientra sotto l’appellativo di popular song, in quanto destinata al volgo e tramandata tramite esso attraverso un’assidua tradizione orale. Seppure, quindi, la canzone presenti un repertorio scritto con tanto di spartito, la tradizione orale negli anni ha sempre comportato la nascita di più versioni dello stesso, alterandone la veste sonora.

Carla Conti per esplicitare meglio il concetto “di veste sonora alterata” usa un bellissimo paragone a nostro avviso, definendo la stessa come un medesimo indumento indossato ogni volta da un corpo reale differente:” benché abbia una versione a stampa, si “comporti” poi come un oggetto di popular music, nel suo farsi sonoro, che chiamiamo “veste sonora” proprio per la facilità con cui cambia, come se un corpo reale indossasse di volta in volta un indumento”.

Ciò che in effetti ha influito in questa natura anfibia, per usare il termine della Conti, è stata la diffusione nel corso dell’Ottocento di fogli volanti: fogli ruvidi decorati con piccole incisioni, stampati dalle tipografie locali solo da un lato riportandone il testo o talvolta racconti di canzoni.

La diffusione di questi diventa capillare, grazie alla promozione di semplici ambulanti e figure musicali specializzate in piazze, mercati e raduni pubblici.

La tradizione cantata già nel corso degli anni trenta dell’Ottocento consente l’introduzione di un elemento tipico che caratterizzerà la Canzone Napoletana, cioè l’intercalare o riepeto obbregato, una sorta di ritornello ante litteram ripetuto alla fine di ogni strofa.

Resta, dunque, proprio questa prerogativa a determinare una presenza proficua di varianti al repertorio canoro della Canzone Napoletana.

Per la diffusione dello spartito che accompagna il testo, infatti, bisogna attendere il Novecento e le prime editorie per la stampa delle prime copielle, fogli riportanti da un lato la musica e dall’altro il testo cantato.

La diffusione della Canzone Napoletana e la crescita dell’economia legata all’editoria e la stampa della Canzone fin dagli ultimi due decenni dell’Ottocento raggiunge l’apice del successo grazie in particolar modo al Festival di Piedigrotta, al fine di promuovere nuovi autori e nuovi brani.

Ciò che quindi proponeva Carla Conti nel suo saggio, a fronte di questa duplice essenza complessa della Canzone, da un lato tradizione scritta e dall’altro orale, era una schedatura di dodici campi divisi in analisi dello spartito, morfologia e sintassi del testo e studio delle connessioni (refusi, slogan, correzioni, parole-chiave… ) al fine di catalogare le diverse varianti di stesse canzoni.

Ciò che resta bene sottolineare è che la diffusione di una tradizione orale quasi parallela a quella scritta è data soprattutto dalla capacità di ricezione della canzone da parte del pubblico, per la proprietà intrinseca di essere un genere popolare.

In effetti, i temi universali quali la guerra, l’amore, la moda, l’immagine di Napoli sono anzitutto temi abbastanza versatili e comuni e di facile comunicazione.

Inoltre, la ripetizione dei ritornelli e la lingua dialettale fatta di espressioni, gergalismi e modi di dire hanno contribuito alla prolifera tradizione orale e ad un, seppure primitivo, apprendimento involontario LAD (Language Acquisition Device), ovvero l’apprendere una lingua attraverso l’esperienza dell’ascolto e la ripetizione.

La complessità della Canzone Napoletana resta per noi un’ulteriore qualità che ne attesta l’unicità in tutto il mondo e che siamo fieri di valorizzare e proteggere.

Napulitanata nasce dall’idea di realizzare un Tempio della Canzone Napoletana, al fine di creare un luogo che ne custodisca il valore, la storia e la tradizione. Ben venga che a Napoli ci siano più Templi, la Cultura non può generare monopoli.

Il Tempio della Canzone Napoletana che abbiamo realizzato noi non è finalizzato ad un’ idolatria statica e passiva della Canzone, datandola o collocandola in un passato remoto come qualcosa di vecchio e dimenticato: le nostre iniziative, come gli spettacoli, le pagine social, i concerti, la mostra  fotografica e sonora della Canzone Napoletana, inaugurata il 14 novembre e che tutt’ora è aperta al pubblico, sono tutte incentrate a veicolare una comunicazione efficace sulla rivalutazione del patrimonio musicale partenopeo, riscoprendone non solo la versatilità ma anche l’attualità e il valore prezioso. La complessità, dunque, della sua essenza è per noi e per tutta Napoli un valore aggiunto che impreziosisce ancora di più ciò che caratterizza la nostra storia e la nostra napoletanità.

Il fine ultimo di questo articolo, in conclusione, è comunicare la nostra determinazione nel sensibilizzare alla riscoperta della tradizione, mantenendo l’approccio scientifico che la Canzone merita, che non si ferma al piatto tipico, alla pizza o a piazza Plebiscito… è fatta di innumerevoli sfaccettature che vanno pian piano rivelate, custodite e promosse.

Riscopriamoci e diamoci valore per ciò che abbiamo, che siamo e che la storia ci tramanda.

di Rosaria Esposito

Scopri di più sulla Mostra fotografica e sonora della Canzone Napoletana!

Scopri la nostra playlist di Canzoni Napoletane!

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