Versi Proibiti, lo spettacolo inscenato il 30 settembre, 1-2 ottobre ha riscosso un gran successo e il pubblico ne è rimasto entusiasta.
Versi proibiti è una pièce che porta in scena con prosa, poesia e canzoni una collezione di capolavori nascosti, scritti dal ‘500 ad oggi, fra i cui autori spiccano i nomi di Eduardo De Filippo, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, ma che comprende anche brani realizzati da religiosi rimasti anonimi, raccolti da Angelo Manna nell’antologia ‘L’Inferno della poesia napoletana’, con intermezzi dialogati di Maurizio Capuano.
Un’opera “ripugnante” per il suo carattere scabroso, ma che, in effetti, dichiara la costante lotta tra l’ipocrisia del falso perbenismo della società moderna e l’autenticità della natura. Nata per sconvolgere, far ridere e allo stesso tempo far riflettere, abbiamo accettato di buon grado la proposta di Fabio Balsamo per dare vita ad uno spettacolo insolito e fuori dal comune.
Molteplici sono stati i fattori che hanno contribuito a realizzare una perfetta performance: professionalità e bravura sono stati determinanti.
La compagnia teatrale Tiatr’ a Cunzumé, rappresentata da Fabio Balsamo, Carlo Liccardo e Francesco Saverio Esposito, e l’ensemble di Napulitanata (M°Pasquale Cirillo al Pianoforte, Antonio Sacco alla tromba e Fabio Esposito alle percussioni con la splendida voce di Manuela Renno) sono riusciti a proiettare il pubblico in una realtà provocatoria e dirompente, volta a squarciare uno stato di alienazione e reticenza verso temi tabù, quali la fisicità e la sessualità, il tutto grazie alla regia di Giovanni Merano.
Napulitanata, scenario di un connubio nuovo di teatro e musica, è stata il giusto collante che ha dato musica a parole, arricchendo di immagini la scena comica.
Inoltre, Napulitanata, con il coordinamento di Mimmo Matania, nell’abbracciare il progetto, si è presa cura degli artisti e degli ospiti preparando il pubblico sui temi e le modalità di esecuzione, sia nel rispetto degli attori, lasciandoli liberi di esprimersi senza timori, sia nel rispetto degli spettatori, permettendo di fruire di una performance senza filtri ed esplicita come era stata ideata.
L’obiettivo? Ridicolizzare il perbenismo ipocrita della società, che troppo spesso si turba di fronte a temi giudicati sconvenevoli, come atti fisici e fisiologici propri della natura umana; dimenticando, invece, che i veri scandali sono il dolore, la sofferenza, la corruzione, il male… che silenziano nella nostra quotidianità pur essendo assordanti.
Un’opera che sconvolge i parametri dello stupore e della meraviglia, smantellando costruzioni sociali conformiste, per focalizzare l’attenzione su cosa veramente dovrebbe inquietare.
La canzone Napoletana si è ben sposata alla scena, grazie alla scelta meticolosa del regista: sono stati cantati brani classici, quali Cinematografo e ‘o Munasterio e altri più recenti, come Il peto del Regno di Napoli di Federico Salvatore, Canto per dispietto della Nuova Compagnia di Canto Popolare e Vesuvio dei Zezi.
Lo spettacolo ha rappresentato una napoletanità comica e riflessiva, dando voce ad un sentimento riformista, provocatorio e trasgressivo: partendo dal “proibito e lo sconvenevole” ci siamo chiesti per che cosa veramente sia giusto vergognarsi.
Felici di aver dato luogo e musica ad un progetto nuovo e brillante, continuiamo a crescere e a metterci in gioco.
Vi aspettiamo per le prossime iniziative.
di Rosaria Esposito
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