Cari lettori, perdonate il ritardo nell’uscita dell’ultima puntata di Gennarino Cerulli ma vi svelo un segreto: anche i super eroi possono avere degli imprevisti.
In tanti, in trepidante attesa del prosieguo della storia mi avete chiesto se questa unione continuerà, nonostante le insidie di quel brutto ceffo di Ciro e se la canzone napoletana, ancora una volta, riuscirà ad essere il leitmotiv che fa da sfondo a questa meravigliosa storia d’amore.
Grazie sempre perché mi seguite in modo così appassionato, vi auguro davvero una splendida RIPARTENZA!
Eva Sansanelli
Era ormai passato un mese da quando Gennarino aveva subito l’affronto di Ciro sul pianerottolo di casa. Un mese di turbamento, dolore, sconcerto. Il nostro povero supereroe innamorato non riusciva a trovare una soluzione per risolvere l’enigma e così decise di tornare nel luogo a lui più familiare: Il Paradiso.
Quando avvicinò la mano per bussare al grande portone oro e azzurro, un calore ed una calma lo pervasero. In un momento la sua mente si distese, ogni pensiero svanì e tutto apparve finalmente più chiaro.
San Pietro aprì il pesante portone intarsiato e accolse il suo Angelo innamorato in un abbraccio paterno che fu per Gennarino più efficace di molte parole.
San Pietro: <<Gennarì io te l’avevo detto che l’amore fa soffrire, tu non hai voluto darmi ascolto>>.
Gennaro: <<San Piè, l’amore è una forza sovrumana capace di estirpare le radici di una quercia. E’ un vento caldo che travolge e spazza via tutto quello che c’era prima, senza soluzione di continuità. Come avrei potuto resistere? Sarei andato contro natura!>>.
S.P.: <<Gennà, tu lo sai, noi questi sentimenti non possiamo provarli, ma credo che si avvicini moltissimo a quello che Dio prova per noi. Un sentimento sacro, puro, incommensurabile! Ma adesso dobbiamo trovare una soluzione, quel tamarro di Ciro non può averla vinta! Ma tu perché ti sei fatto intimidire, perché non hai spiegato a Maria l’accaduto?>>.
G.: <<Perché sono un codardo, perché ho avuto paura, ma anche rispetto per lei, magari Ciro è ciò che vuole veramente, magari io sono solo uno di passaggio, un diversivo durante la quarantena>>.
S.P.: <<Gennà per cortesia non diciamo sciocchezze! Maria nutre un amore antico per te, dovevi solo risvegliarlo e lei adesso si starà disperando chiedendosi come mai sei sparito così! Devi fare qualcosa e lo devi fare anche subito! È già passato un mese, vai corri sulla terra, al tuo arrivo troverai il tuo esercito fedele, i tuoi bambini e loro sapranno come aiutarti, va, va!>>
G.: <<Grazie San Piè, speriamo bene!>>
Erano giorni che Maria era nervosa, irritabile, dispiaciuta. Non riusciva a capire come mai quel ragazzo tanto caro, così elegante nei modi e con sentimenti così puri, fosse stato capace di mollarla all’improvviso. Caso strano, il giorno in cui sarebbero dovuti uscire finalmente insieme, Ciro, l’uomo che credeva di amare tanto, si era presentato sotto casa sua con un fascio di rose nere, a voler sottolineare ancor di più la finezza di suoi gesti…
Avevano parlato a lungo. Lui, con quel solito fare arrogante e presuntuoso la voleva quasi obbligare e provò a baciarla ma a lei bastò un attimo, una sola carezza, per capire che non aveva mai amato Ciro veramente. Lui era solo il frutto della sua irrequietezza, di quella voglia, comune a tante sue coetanee di sposarsi e fare dei figli per essere “a posto” con quello che la società ed il pensiero comune impongono senza mettere in conto un elemento importante: la felicità! Quella fretta, dettata dalla certezza di non meritare qualcosa di vero e profondo quanti errori avrebbe portato, quanto dolore. Meglio disfarsi subito di quel surrogato dell’amore, anche a costo di rimanere da sola. Ma poi le veniva in mente che sola non era, dove si era cacciato quel meraviglioso ragazzo che l’aveva incantata con i suoi modi gentili e con le sue premure?
Non si affacciava neanche più al balcone! Mentre era persa nei suoi pensieri sentì un gran vociare di bambini e le loro urla eccitate. Si avvicinò alla finestra e finalmente rivide Gennarino, circondato da quei bimbi festosi che cercava di farsi coraggio per intonare una serenata.
I bambini impugnarono i loro strumenti e una dolce melodia si diffuse in tutto il vicoletto. Finalmente Gennarino si fece coraggio e, nonostante fosse certo di un rifiuto da parte della sua amata, era talmente spinto dalla forza dell’amore che iniziò ad intonare i versi della bellissima Lusingame: 1
Forse sarra’ ‘stu cielo
chino ‘e stelle
Maria Mari’…
forse sarranno
‘stuocchie accussi’ bbelle,
maria mari’!
forse e’ ll’ammore
ca mm’he mise ‘int’o core,
ma i nun ce credo
ca tu mme vuo’ lassa’!
tu nun ‘o ssaje
ca mme staje dint’e vvene
si te ne vaje
nun pozzo cchiu’ campa’.
lusingame n’ato ppoco
fallo stuta’ ‘stu ffuoco
ca dint’o core
m’he appicciato tu
si te nne vaje
‘o ssaje ca mme ne moro
lusingame n’ato ppoco
ca senza ‘st’uocchie tuoje
nun campo cchiu’.
lusingame n’ato ppoco
fallo stuta’ ‘stu ffuoco
ca dint’o core
m’he appicciato tu
si te nne vaje
‘o ssaje ca mme ne moro
lusingame n’ato ppoco
ca senza st’uocchie tuoje
nun campo cchiu’.
Gennarino non fece in tempo a terminare l’esecuzione che si ritrovò gli occhi grandi di Maria a 2 cm dal naso che lo scrutavano con aria sorpresa e un po’ dispettosa.
Maria: <<Non pensavo fossi così maleducato>> disse Maria in tono provocatorio, <<Non avevamo un appuntamento io e te, che fine hai fatto? Non si lascia una signora così ad aspettare!>>.
Il cuore di Gennaro si strinse ed era talmente deluso da sé stesso che non riuscì a proferire parola, ma questa volta i piccoli angeli assalirono la bella Maria con i loro gridolini e la convinsero che per colpa di Ciro, Gennarino si era tirato indietro!
G.: <<Sì Maria, i bimbi hanno ragione, quando ho visto Ciro ho pensato che tu fossi innamorata di lui, che mi fossi messo in mezzo e per non crearti problemi mi sono fatto da parte>>.
Maria attonita e intenerita dalla delicatezza di quell’uomo d’altri tempi, tirò un sospiro di sollievo ed esclamò:
M: <<Gennarino, Ciro non esiste più, l’ho lasciato il giorno in cui ci saremmo dovuti vedere io e te, mi sono resa conto che mi stavo accontentando di un amore tiepido per paura di rimanere da sola…poi ho incontrato te!>>.
Finalmente i due innamorati si strinsero in un abbraccio fortissimo e si baciarono. In un momento a Gennarino parve di udire tutte le campane del paradiso intonare la melodia più bella del mondo. Una felicità così grande non l’aveva mai provata, gli parve di aver baciato Maria da sempre.
G.: <<Vieni Maria mia, ti porto in un posto speciale!>>
I due si allontanarono mano nella mano tra gli applausi di tutto il vicoletto e si diressero verso la Galleria Principe Umberto. Appena arrivarono sotto al portico furono accolti dai ragazzi del team di Napulitanata che, usando attentamente tutte le misure anti-covid facevano accomodare i loro ospiti in quella che era la prima sala stabile della canzone napoletana. Un luogo magico che per due tristi mesi era rimasto chiuso al pubblico ma che oggi, finalmente è di nuovo aperto al pubblico con uno spettacolo emblematicamente intitolato: “Storie di una ripartenza, la Canzone Napoletana nel dopoguerra.”
Quale modo migliore per ripartire davvero, con un amore, con un progetto culturale avvincente e perché no, con la speranza che tutto torni presto come prima.
La novella ma antica coppietta si accomodò sulle poltroncine, e mano nella mano iniziarono ad ascoltare il concerto che si aprì con un vivace e allegro beguine con versi di Vincenzo De Crescenzo e musica di Sergio Bruni: Jammo Baciami! 2
Eva Sansanelli
[1] Lusingame – Taranto-Festa, 1956
[2] Jammo Baciami – De Crescenzo- Bruni, 1960
La locandina dello spartito di Jammo Baciami è un’immagine concessa dal nostro amico Giovanni Battista.
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