Cari lettori, eccoci giunti alla quinta puntata delle avventure di Gennaro Cerulli.
Ecco il link alla puntata precedente: clicca qui.
Vorrei ringraziare infinitamente ognuno di voi per l’entusiasmo incredibile con il quale state seguendo lo sviluppo di questo personaggio, nato per salvare la canzone napoletana dall’oblio. Grazie ai vostri messaggi, suggerimenti, alla condivisione dei ricordi che scegliete di raccontarmi, il nostro supereroe vive! Gennaro Cerulli è un personaggio in continuo sviluppo, le sue gesta sono frutto anche del vostro apporto e degli spunti che mi date. Grazie davvero, in questo modo sono felice di aver raggiunto il primo obiettivo che io e Mimmo Matania ci eravamo posti quando abbiamo pensato a questo progetto: creare un dibattito, suscitare un interesse vivo per la nostra canzone. Questo fermento intellettuale è infatti la prima pietra su cui si fonda la rivoluzione a noi tanto cara: preservare e rendere immortale il nostro enorme patrimonio canoro di cui dobbiamo andare fieri e che non dobbiamo mai stancarci di divulgare.
Grazie
Buona lettura
Eva.
***
Credo che nella mente di ognuno di noi alberghi, o sia passata almeno una volta di sfuggita, un’immagine ideale del paradiso. C’è chi lo immagina come una rigogliosa foresta piena di fiori e ruscelli incantati, chi pensa ad un soffice ambiente immerso in nuvole rosate, chi invece lo vede azzurro come il mare e chi come una stanza inondata di una calda luce. Nella realtà il paradiso è una sensazione che possiamo vivere anche in “terra” e per lo stesso motivo può assumere connotazioni terrene, proprio come le stanze segrete in cui si rifugiava San Pietro quando aveva bisogno di stare un po’ da solo.
Il custode dell’Eden ogni tanto doveva sfuggire dalla luce abbagliante e dal canto degli angeli e rifugiarsi in un angolo di normalità disarmante dove ritrovare se stesso. Eh già, anche ai Santi capita ogni tanto di smarrirsi. Questa volta la preoccupazione di San Pietro era quella povera anima di Gennarino Cerulli che aveva inviato a Napoli perché, certo della purezza del suo cuore, sapeva che sarebbe riuscito nell’intento di salvare la canzone napoletana. Non aveva messo in conto però che Gennaro era rimasto troppo tempo da solo, senza qualcuno che gli volesse davvero bene e purtroppo, appena messo piede a Napoli, la risata della bella Maria gli aveva restituito tutto il calore che il suo cuore, volutamente, aveva congelato per anni. Seduto sull’ultimo gradino della scala che portava nella sua stanzetta buia e segreta, cercava una soluzione. Poi improvvisamente si alzò di scatto e decise di inserire nel suo lettore cd la versione di “Amaro è ‘o bene” di Sergio Bruni[1], cantata da Mina. Questo capolavoro di indicibile bellezza faceva rivivere in San Pietro tutta la difficoltà di un amore impossibile e lo rattristava enormemente. Questa malinconia però era un balsamo, come spesso accade per la sofferenza, poiché innescò in lui la voglia di trovare il modo di aiutare Gennarino a realizzare il suo sogno d’am ore.
“Chissà se ci riuscirò mai, ma Gennarino un tentativo lo merita, devo escogitare un piano”. Si sorprese a pronunciare queste parole ad alta voce e trasalendo si ricordò che doveva andare a salutare il suo super eroe prima del viaggio a Napoli.
***
P.: <<Gennarì allora siamo pronti? Ricordati di usare il superpotere che ti ho dato!>>
G.C.: <<Si San Pietro grazie, l’ultima volta ero un po’ distratto ma prometto che questa volta ne farò buon uso>>.
S.P.: <<eeeee ‘o ssaccio che stavi distratto, mò fai presto vai, che aspetti? Torna carico di neraviglie Gennà e ricordati che io ti voglio bene, una soluzione per te si trova sempre>>.
***
Gennaro in un battibaleno si trovò ai piedi del Castel dell’Ovo dinnanzi all’imponente luminosità del tufo giallo napoletano, circondato dalla bellezza sfacciata del mare blu. Tirava un vento forte, freddo, ma il rumore delle sartie delle barche non lo distolse da quel pensiero: San Pietro aveva detto che una soluzione l’avrebbe trovata. Ma cosa voleva dire? Aveva forse scoperto tutto? Decise di incamminarsi tra le mura del meraviglioso Castello che sorgeva sull’isolotto di Megaride e camminando camminando s’imbattè nell’allegra scolaresca dei suoi bimbi del cuore. Gli veniva incontro ogni volta che non sapeva cosa fare e Gennarino pensò che forse i veri angeli erano loro.
Bambini: <<Gennaro, Gennaro dove eri finito? Ti abbiamo aspettato per giorni, ci sei mancato!>>
E corsero tutti ad abbracciarlo. La maestra ormai abituata alle visite di quel giovanotto simpatico fece un gran sorriso e lo invitò ad unirsi alla comitiva.
Maestra: <<Gennarino unitevi a noi, stiamo per incontrare una guida dell’Istituto Italiano dei Castelli che ci spiegherà la storia del Castel dell’Ovo e dei 7 castelli di Napoli. Lo sapevate che Napoli è l’unica città al mondo ad avere 7 roccaforti?>>
G.C.: << 7? Ma non lo sapevo, è magnifico!>>
Guida: << Ebbene si, Napoli ha il primato mondiale per numero di Manieri. Ora vi trovate a Castel dell’Ovo. La leggenda narra che il nome dell’edificio è da ricondurre al poeta Virgilio che avrebbe nascosto nelle segrete un uovo in grado di mantenere in piedi l’intera fortezza…” [2]La guida proseguì la spiegazione affascinando grandi e piccini e Gennarino pensò ancora una volta quanti segreti e leggende aveva la nostra bellissima città.
Finita la spiegazione i bambini portarono Gennaro sul grande terrazzo che sovrasta il Castello dal quale sembra di essere in una nave in mezzo al mare, una prospettiva della città davvero unica che riempie gli occhi di bellezza infinita.
La grande sensibilità dei bimbi li portò immediatamente a capire che Gennarino aveva qualche problema che lo rabbuiava.
Bimbi: <<Gennarino che succede? Sei triste? Raccontaci tutto, non riesci a salvare la nostra canzone? Sai che da quando ti abbiamo conosciuto noi ascoltiamo sempre le canzoni di Sergio Bruni, Mario Trevi, Mario Abbate, Roberto Murolo, Aurelio Fierro…sono anche su spotify!>>
G.C.<<Bimbi voi siete il mio orgoglio, quanto mi rendete felice, ricordatevi che più ne parlate, più diffondete il nostro tesoro e più mi aiuterete a non farlo cadere nel dimenticatoio. No, non sono triste, sono solo preoccupato>>.
In quel momento davanti alla combriccola passò una coppietta mano nella mano e Gennarino si fece scuro in viso. Era Maria che passeggiava con Ciro, ma a differenza delle altre coppie innamorate che popolavano quel luogo magico, quei due sembravano tristi, annoiati. Lei cercava di fargli vedere le bellezze della città ma lui era distratto, sguardo fisso sul suo smartphone e a stento si rendeva conto della sua presenza.
Ad un certo punto i bambini capirono tutto, guardando lo sguardo perso e triste di Gennarino e colsero che lui aveva una cotta per quella bella ragazza dagli occhi verdi e dal sorriso travolgente.
Bimbi: <<Gennarino ma tu sei innamorato?>>
G.C: << Bimbi ma come fate a capire tutto? Sì, sono perdutamente innamorato di lei, l’ho vista solo una volta al caffè Gambrinus mentre mi serviva il caffè e i suoi occhi bellissimi e vispi mi sono entrati nel cuore, ma lei non mi vuole, è innamorata di quello li, si chiama Ciro e tra una settimana si sposano>>.
Bimbi: << Ma no Gennaro non è possibile, dobbiamo fare qualcosa, lei si deve innamorare di te, non di quel tamarro che non la pensa proprio. Prova a fare l’incantesimo!>>.
Gennarino si sentì riscaldare dal calore dell’affetto dei suoi piccoli amici e fu felice di essersi confidato, non poteva portare quel peso da solo. ma al contempo trovava ingiusto usare il super potere per un affare personale.
Bimbi: << Dai ti prego Gennarino, fai l’incantesimo così tutte le persone che sono qui ascolteranno una bellissima canzone e tu farai rivivere in loro l’amore per questa città, dai Gennarino ti prego!>>
L’entusiasmo di quei piccoli angeli era talmente travolgente che Gennaro si convinse, chiuse gli occhi e pensò alla bellezza di Maria, una bella Bruna…e così gli venne in mente la Meravigliosa “‘Na Bruna”[3] interpretata dal grande Sergio Bruni.
In un attimo tutti i terrazzi del castello furono invasi da una musica meravigliosa, la gente ad occhi chiusi ascoltava quella melodia magica che sgorgava dal cuore e la voce di Bruni così potente e al contempo dolce pareva arrivare fino alle mura dell’altra fortezza che si ergeva lontana: Il Castel Sant’Elmo. Poi avvenne un miracolo, mentre tutti erano rapiti dalla musica, Maria aprì gli occhi come se si fosse svegliata da un sogno e incrociò quelli di Gennaro. Li trovò belli, profondi, puri, le parve di riconoscerlo. Fu un attimo, si girò verso Ciro, lo osservò e quello che fino a quel momento le era sembrato l’unico che potesse meritare, le apparve come era realmente. Brutto, goffo, sgraziato e distratto.
Maria: << Ciro ma tu la senti questa canzone così bella, da dove viene?>>
Ciro: << No Marì, io non sento niente, ma sei pazza?>>
In quel momento realizzò che il suo cuore e quello di Ciro erano troppo diversi, troppo distanti. Poi pensò agli occhi profondi di quel bell’uomo vestito in modo elegante che continuava a fissarla senza malizia, ma con uno sguardo pieno di rispetto e stima, uno sguardo che nessuno le aveva mai rivolto e così tutto cambiò.
I bambini si strinsero intorno a Gennarino, lo abbracciarono mentre guardava Ciro e Maria andare via e tutti in cuor loro ebbero la certezza che in quel momento si era accesa più di una speranza.
Centinaia di persone tra turisti e napoletani erano stati travolti dalla magica musica e Maria e Gennaro finalmente si erano ritrovati in mezzo alla folla. Ora sarebbe stato tutto molto complicato…ma le storie d’amore più belle si sa, sono sempre complicate.
Arrivederci alla prossima puntata
Eva Sansanelli
[1] Amaro è ‘o bene. Palomba-Bruni 1980
[2] Se volete approfondire la storia dei 7 castelli vi suggeriamo la lettura di http://www.storienapoli.it/2015/07/09/la-magnifica-storia-dei-sette-castelli-di-napoli/
[3] ‘Na bruna- Langella- Bruni 1971
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