Salvatore Di Giacomo e… dintorni
Nella lirica dei veri poeti si rispecchia l’intima natura dell’umanità intera, e tutto ciò che i milioni di uomini passati, presenti, futuri, in situazioni sempre eguali perché sempre rinascenti, hanno sentito e sentiranno, trova in quella la più eloquente espressione. E poiché quelle situazioni, nel loro incessante ritorno, durano eterne appunto come l’umanità e producono gli stessi sentimenti, le produzioni liriche dei veri poeti rimangono nei secoli vere, efficaci, fresche. (A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione; da introduzione alle Novelle napoletane di Salvatore Di Giacomo, a cura di Giovanni Greco)
Siamo ormai giunti al terzo incontro della rassegna, che Napulitanata ospita, intitolata Canzone napoletana e dintorni dedicata a Salvatore Di Giacomo e più in generale al patrimonio musicale napoletano. Napulitanata, la prima ed unica sala da concerto dedicata alla canzone napoletana, celebra i novant’anni dalla dipartita di Di Giacomo con un ciclo di incontri che ne esalti la figura attraverso presentazioni di volumi che mettono al centro la sua personalità artistica indissolubilmente legata alla canzone napoletana. A tal proposito nel secondo appuntamento l’ammaliante parola di Antonio Sciotti, sapientemente introdotta da Claudio Pennino e accompagnata musicalmente da Enzo Altieri, ci ha trasportato nella storia della Piedigrottissima. Il pubblico entusiasta già dopo il primo incontro (che ha visto protagonista Roberto Murolo interprete di Salvatore Di Giacomo) ha partecipato con grande calore al secondo momento di questa iniziativa e attende con ansia il 14 dicembre alle ore 11 quando ci immergeremo in un intenso dialogo intitolato: Il prismatico Salvatore Di Giacomo e… dintorni durante il quale interverranno il musicologo Domenico Antonio D’Alessandro, Maria Iannotti, Claudio Pennino e il cantante Gianni Lamagna una delle voci più rappresentative della canzone napoletana classica.
Concludiamo l’articolo con le parole di Giovanni Greco dedicate al Di Giacomo.
[…] le sue liriche possono diventare per il lettore postmoderno un locus amoenus di guarigione e di salvezza, un universo senza confini, né violenze, né miserie, una sorta di “paradiso degli artisti” ove coabitano […] i drammi più famosi di Scarpetta, Bracco e, soprattutto, di Eduardo, la maschera beffarda e sferzante di Raffaele Viviani, la duttilità geniale, la stupefacente penetrazione psicologica e l’humanitas toccante di Vittorio De Sica, l’arte scaltrita e prorompente del miglior Nino Taranto, le suadenti, calibratissime, “classiche” interpretazioni di Roberto Murolo (alla cui diffusione e valorizzazione a livello nazionale e internazionale, a onor del vero, Renzo Arbore, musicista di talento e gusto indubbi legato da profondo affetto al maestro napoletano, ha contribuito in maniera cospicua) e – non certo ultimo – l’intramontabile Antonio De Curtis, un Totò ancor vivissimo nell’immaginario contemporaneo che noi reputiamo esser stato non solo un impareggiabile burattino disarticolato e “meccanico”, ma anche un ingegno ora arguto, ora aggressivo, ora commovente, talvolta galvanizzante e sempre sorprendente e coinvolgente.
Di Antonio Di Criscito
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