Hype Sanremo
Hype Sanremo – Da fine ottobre (ma forse anche da inizio giugno) fino al 6 febbraio 2024 (ma forse anche qualche mese dopo), i TG Rai hanno (e avranno) la seguente scaletta: politica- politica- un simpatico politico di turno che compie simpatiche magane-guerra in Medio Oriente-ogni tanti ci si ricorda della guerra in Ucraina-omicidi-Fleximan- anziani/questo famoso cambiamento climatico- calcio calcio calcio calcio calcio […] – Sanremo.
Abbiamo iniziato dalle mattonelle del palco, al bozzetto della scenografia che il mio umile occhio vede uguale a quella dell’anno precedente, a tutta la macchina da guerra che è Amadeus e il Festival della Canzone Italiana. L’hype che il conduttore ha creato da quando ha preso in mano le redini di un programma che ha rischiato più volte di puzzare come il beneamato ospite in casa degli altri, è talmente ben congeniato, da ridestare le antiche curiosità. O da talmente alla noia, che proprio per quella uno poi alla fine il festival lo vede. Anche per capire se tutta questa strategia comunicativa ne valga veramente la pena. In ogni caso, il genio di Amadeus ha riportato alla luce una grande verità: che se ne parli bene o male, purchè se ne parli.
Quest’anno, a contribuire nel bene e nel male proprio ai cantanti (quelli in gara e non), ci sono state le loro reaction nello scoprire live, la loro partecipazione o meno: i TG ne hanno trasmessi alcuni, impossibile dare spazio a tutti i diecimila concorrenti, ma tra loro, qualcuna di qualche deluso è spuntata. Se non c’è stata (o forse sì, mea culpa se non l’ho beccata) quella dei vincitori morali di ogni festival sanremese, I Jalisse, m’è rimasta impressa sicuramente quella di Michele Bravi, sul divano, parecchio scioccato dalla sua esclusione, consolato dall’amica di fianco che in cuor suo, avrebbe proprio voluto dirgli quanto è stato scemo Amadeus a non selezionarlo. Memorabili anche Nek e Renga, coppia invece in gara, che con tanto di grembiule e vinello, vicino ai fornelli, festeggiano insieme ad amici e parenti.
E quindi? Che vogliamo da questo benedetto Amadeus che non sta facendo altro che fare strabene il suo lavoro di conduttore e direttore artistico?
Beh, forse è giusto rubacchiare, o meglio, rendere nostro, una strategia tanto ben congeniata per un altro Festival per noi altrettanto, anzi, più importante.
Sea and You è un tassello di raggiungimento incredibile per Napulitanata e per il suo percorso: anni di duro lavoro (impossibili da riassumere nero su bianco neanche a provarci), stanno finalmente, a piccoli ed enormi passi, ricevendo la ricognizione che merita, che s’è onestamente guadagnata. È arrivata la seconda tappa di questo viaggio che vedrà un’altra parte della nostra favolosa macchina da guerra, esportare il proprio talento ora a Porto, madre terra del Fado.
Assimilando il potere di Sanremo nel lanciare nuovi talenti, consolidare quelli già affermati e risvegliare memorie del passato, il festival Sea and You si distingue per il suo contributo nel valorizzare e divulgare l’identità culturale di una regione, amplificando le voci e le espressioni del suo popolo. Come scrive Davide Lancia nel suo ultimo articolo proprio riguardante il festival Europeo, riportando le parole di Jihan:
“artista di Flamenco di Granada, afferma che la cosa più importante di Sea and You è il rispetto che si viene a creare tra tutti gli artisti coinvolti e l’ammirazione per la musica dei propri compagni e per il lavoro che c’è dietro. Se c’è una cosa veramente importante in un progetto come Sea and You è la CONDIVISIONE.”
Il ruolo essenziale di eventi come il festival europeo sta nel coltivare un senso di appartenenza e nella preservazione della memoria collettiva. Per cos’altro serve creare hype, se non per questo?
Sabato 10 febbraio finirà Sanremo, ma come si dice, finito un festival se ne fa un altro: appuntamento al 17 febbraio al Fórum Da Maia di Porto.
Stay in Hype!
Di Alessia Thomas
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